3.1 Introduzione
Applicare l'ecosistema blockchain nel mondo degli affari richiede che le transazioni non siano anonime e che l'identità digitale sia sovrana, cioè costruita dagli utenti in primis e resa più valida da altre identità autorevoli grazie ai certificati digitali, sul modello di Certification Authority. Secondo questo principio, l'uomo non è l'unico in grado di possedere un'identità digitale, ma lo sono anche i dispositivi IoT, i software, i robot e tutti quei sistemi in grado di firmare digitalmente.
Una firma digitale dovrebbe inizialmente basarsi su protocolli già conosciuti e accademicamente validi (ECDSA, RSA, ecc.), ma dovrebbe lasciare spazio anche ad innovazioni crittografiche: questo anche in vista dell'era quantistica che metterà seriamente in discussione l'integrità del digitale, delle firme basate su curve ellittiche e non solo. Ogni utente deve conservare la propria chiave privata; quest’ultima non deve essere mai trasferita a sistemi di terze parti.
L'utente deve qualificarsi con la propria chiave pubblica in blockchain. Successivamente, gli utenti possono utilizzare la loro chiave privata per firmare ogni transazione da inviare alla blockchain. Tale operazione, che non può essere eseguita da nessun altro utente (poiché nessuno conosce la chiave privata di altri utenti), acquista validità legale. Le identità digitali di qualsiasi soggetto che utilizza questa metodologia sono contenute all'interno della blockchain T.R.I.N.C.I® per consentire all'intero ecosistema di utenti, aziende, robot e dispositivi IoT di durare per sempre, affidando all'utente la governance dei dati per tutta la vita.